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Facciamo un salto indietro nella storia del design italiano e incontriamo 2097, una lampada a sospensione che rispecchia le necessità architetturali del suo tempo, quando i corpi lampada diffondevano la luce in tutto lo spazio circostante e solitamente venivano posti al centro di un salone. 

2097 richiama le linee di un candelabro, secondo una chiave molto più minimalista, capace allora come oggi di evocare quel senso di soddisfazione “abbagliante” alla sua accensione. Si, perché accendere un Sarfatti 2097 in casa è come sottolineare un gusto estetico che trascende le mode delle decadi successive.

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Facciamo un salto indietro nella storia del design italiano e incontriamo 2097, una lampada a sospensione che rispecchia le necessità architetturali del suo tempo, quando i corpi lampada diffondevano la luce in tutto lo spazio circostante e solitamente venivano posti al centro di un salone. 

2097 richiama le linee di un candelabro, secondo una chiave molto più minimalista, capace allora come oggi di evocare quel senso di soddisfazione “abbagliante” alla sua accensione. Si, perché accendere un Sarfatti 2097 in casa è come sottolineare un gusto estetico che trascende le mode delle decadi successive.

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Un candelabro dal design iconico.

Era il 1958, quando Gino Sarfatti disegnò la lampada per Arteluce, l’azienda che fondò nel 1939 e che venne venduta a Flos nel 1974. L’ispirazione è chiara, quasi ovvia: un candelabro.

Quel che non era ovvio, ne semplice, era la modernità, per quegli anni, con la quale il designer voleva riposizionare il concetto stesso di candelabro.

Dalla struttura in acciaio centrale si diramano i bracci in ottone che sorreggono le sorgenti luminose direzionate verso l’alto, come un vero candelabro vorrebbe. L’audace scelta stilistica di lasciare visibili i cavi di collegamento elettrico tra il corpo centrale e le lampadine, conferì alla lampada l’unicità che merita. 2097, nonostante i suoi 65 anni di età, è un pezzo ancora attuale capace di arredare oltre che illuminare e tutto si può dire, tranne che non faccia entrambe le cose in maniera piuttosto evidente. 


Un candelabro dal design iconico.

Era il 1958, quando Gino Sarfatti disegnò la lampada per Arteluce, l’azienda che fondò nel 1939 e che venne venduta a Flos nel 1974. L’ispirazione è chiara, quasi ovvia: un candelabro.

Quel che non era ovvio, ne semplice, era la modernità, per quegli anni, con la quale il designer voleva riposizionare il concetto stesso di candelabro.

Dalla struttura in acciaio centrale si diramano i bracci in ottone che sorreggono le sorgenti luminose direzionate verso l’alto, come un vero candelabro vorrebbe. L’audace scelta stilistica di lasciare visibili i cavi di collegamento elettrico tra il corpo centrale e le lampadine, conferì alla lampada l’unicità che merita. 2097, nonostante i suoi 65 anni di età, è un pezzo ancora attuale capace di arredare oltre che illuminare e tutto si può dire, tranne che non faccia entrambe le cose in maniera piuttosto evidente. 

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La lampada oggi.

In contesti raffinati, la famosa lampada di Sarfatti, firmata Flos, trova la sua massima esposizione, garantendo un’importante emissione di luce diffusa. 

L’azienda lombarda oggi ripropone questo magnifico pezzo di storia del design italiano in 4 dimensioni definite dal numero di lampadine che porta: 18, 30, 50 e 75, potendo scegliere tra altrettanti colori che spaziano dal tradizionale ottone, passando per il cromato, il nero ed infine il nuovissimo bianco, appena inserito in catalogo. 

Infine la scelta delle lampadine a LED, che possono essere CLEAR o FROSTED. Mentre le prime lasciano visibile il filamento di led al loro interno, le seconde sono opacizzate per proteggere dall’abbagliamento. 

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La lampada oggi.

In contesti raffinati, la famosa lampada di Sarfatti, firmata Flos, trova la sua massima esposizione, garantendo un’importante emissione di luce diffusa. 

L’azienda lombarda oggi ripropone questo magnifico pezzo di storia del design italiano in 4 dimensioni definite dal numero di lampadine che porta: 18, 30, 50 e 75, potendo scegliere tra altrettanti colori che spaziano dal tradizionale ottone, passando per il cromato, il nero ed infine il nuovissimo bianco, appena inserito in catalogo. 

Infine la scelta delle lampadine a LED, che possono essere CLEAR o FROSTED. Mentre le prime lasciano visibile il filamento di led al loro interno, le seconde sono opacizzate per proteggere dall’abbagliamento. 

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Vittorio Perini
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